Personaggi
Suhaee Abro
Suhaee Abro è una danzatrice, attrice e artista performativa sindhi musulmana nata e cresciuta a Karachi, in Sindh.
Figlia di Khuda Bux Abro – artista visivo, editorialista e attivista – e Attiya Dawood – scrittrice, poetessa e attivista -, Suhaee viaggia attraverso il Sindh rurale per tornare in contatto con le proprie radici, riscoprire cosa voglia dire essere sindhi e toccare con mano lo stato in cui versa la propria terra.
Durante il suo viaggio, Suhaee riflette sulla posizione e il ruolo del Sindh nel mondo moderno, incanalando i propri pensieri nella propria arte.
Jagdeesh Ahuja
Jagdeesh Ahuja è un sindhi indù che da tutta la vita si batte da politico e attivista per un Sindhi unito e indipendente, promuovendo la cultura Sindhi e un messaggio di unità tra popoli e religioni.
Per il suo attivismo Jagdeesh è stato incarcerato e torturato durante il regime militare del Generale Muhammad Zia ul-Haq, cosa che non gli ha impedito di continuare a scrivere e tornare ad essere coinvolto politicamente dopo il proprio rilascio.
Oggi Jagdeesh lotta per garantire nelle zone rurali del Sindh un accesso diffuso a una educazione aperta e progressista, a un sistema sanitario di qualità e ad altri servizi essenziali attraverso la sua organizzazione Sindhu Vaas.
Lal Chellaram
Lal Chellaram è un sindhi indù nato a Hyderabad e fuggito dal neonato Pakistan verso l’India durante la Partizione del 1947.
La storia della famiglia di Lal è quella dei Sindhiworkis: uomini d’affari sindhi che durante il dominio britannico espansero le proprie reti commerciali fino a gestire affari dalla portata globale. Dopo la Partizione i Chellaram furono costretti a ripartire da zero ritrovandosi, come tanti, nella condizione di rifugiati, riuscendo con successo a ricostruire ed espandere la propria rete di attività.
Negli ultimi 40 anni, Lal ha dedicato la propria vita alle attività imprenditoriali del Chellaram Group e alla filantropia, istituendo nel 2000 la Chellaram Foundation. Oggi Lal vive ad Hong Kong e dirige le attività del gruppo e della fondazione.
Ghulam Nabi Aghani
Ghulam Nabi Aghani è un sindhi musulmano che ha lavorato per tutta la vita in una risaia nella campagna del Sindh.
Ghulam, come molti in Sindh, è un devoto del santo sufi Lal Shahbaz Qalandar, il cui santuario è locato a Sehwan. Nel 2017, a santuario stracolmo, un attacco terroristico uccise 90 persone e ne ferì 300. Ghulam sopravvisse, perdendo l’udito da un orecchio e alcuni dei suoi più cari amici.
Oggi Ghulam è ancora un devoto di Lal Shahbaz Qalandar e continua a fare pellegrinaggi per visitare il santuario che freme di vita e di devoti.
Thakuri Kishinchand Rajwani
Abbiamo ascoltato la storia di Thakuri Kishinchand Rajwani, sindhi indù, quando aveva 86 anni.
Thakuri era solo una ragazzina quando la partizione avvenne nel 1947.
Per giorni il padre nascose lei e le donne di casa per paura che qualcosa le potesse succedere. Quando seppe che stava per fuggire in India, il padre affidò Thakuri al proprio vicino nonostante fosse musulmano. Dopo un viaggio in treno di tre giorni nascosta sotto un burqa, Thakuri arrivò sana e salva in India dove si riunì con sua sorella.
Più tardi Thakuri si sposò per poi trasferirsi ad Hong Kong, Taiwan e alle Canarie, dove morì nel 2019.
Dirven Hazari
Dirven Hazari è uno youtuber sindhi indù nato e cresciuto ad Ulhasnagar (Mumbai), India.
Dirven non è mai stato in Sindh e un giorno spera di riuscire a camminare sul suolo della propria madre terra, come molti altri sindhi nati fuori dal Sindh. Per tenere vivo il legame con le proprie radici, nel 2016 ha fondato Sindhionism, un canale Youtube in lingua sindhi che promuove il linguaggio e la cultura Sindhi rendendoli accessibili anche per i più giovani.
Ad oggi, i suoi video sono stati visualizzati da milioni di Sindhi da 180 paesi diversi.
La famiglia Kolhi
La famiglia Kolhi è una famiglia induista di casta umile che vive a Tangrri, un villaggio a maggioranza musulmana nel Sindh rurale.
Chandri, la figlia di 12 anni, è stata rapita, convertita all’Islam e, a dispetto della sua giovane età, costretta a sposarsi con un ragazzo musulmano. Ad oggi, non avendo soldi sufficienti per potersi permettere un avvocato e portare il caso in tribunale, ai genitori di Chandri è impedito di visitare la figlia.
Il numero di casi di ragazzi e ragazze rapiti e convertiti forzatamente all’Islam è in rapida ascesa nelle zone rurali del Sindh.